La Storia della Mostra Internazionale d'Arte Cinematografica di Venezia
Gli italiani sono sempre i soliti: il calcio in qualche modo riescono a farcelo entrare in ogni occasione. Ci credereste se vi dicessi che l'idea di una Mostra Internazionale d’arte cinematografica nacque proprio durante una partita di calcio? Ebbene sì, andò proprio così. Mentre lo sculture Antonio Maraini, allora Segretario Generale della Biennale, passava la domenica in uno stadio affollato lo fulminò un pensiero:
"Mi domandai come si sarebbe potuta portare una grande folla attorno a qualche manifestazione artistica, visto che la folla, quando si parla di quadri e scultura è molto restia e lenta a venire…"
La risposta non poté che essere una: il cinema. Un confronto con il Conte Volpi di Misurata, allora Presidente dell’ente Biennale nonché proprietario della compagnia di grandi alberghi di cui fa parte niente di meno che lo storico Excelsior, fu però decisivo.Erano quelli gli anni in cui il turismo di alta fascia del Lido andava sempre più calando (il crack economico del 1929 era ancora recente!), tant’è che infine il Conte si convinse che fosse necessaria un'occasione culturale in grado di attrarre nuovamente i turisti più facoltosi. E dunque cosa c'era di più allettante della nuova arte, il cinema?Già nella prima edizione del 1932 la Mostra del Cinema raccolse 25.000 spettatori. Che inizio! Quell’anno i premi, badate il Leone d’oro ancora non esisteva, venivano assegnati tramite votazione del pubblico: durò poco! Già dal 1934 il voto del pubblico fu affiancato a quello di esperti e dal 1935 la Mostra della Biennale ricorse a cadenza annuale.Seguirono gli anni del fascismo che portarono ovviamente varie turbolenze, tra cui una cancellazione postuma delle edizioni del 1940, 1941 e 1942, edizione che vide anche la partecipazione di Goebbels. Seguì una sospensione della mostra fino al 1946. Possiamo ben dire che la propaganda si infiltrò nel mondo dell’arte cinematografica.Tuttavia ci fu anche qualcosa di buono in questo trambusto: l’inaugurazione del Palazzo del Cinema nel 1937, di matrice razionalista la cui forma era simpaticamente denominata “a radio” ( lo so, lo so, hanno sbagliato mezzo di comunicazione!) e la prima Retrospettiva che portò sugli schermi del Lido i grandi film francesi dei primi anni ’30 come A me la libertà (1932) di René Clair, Carnet di ballo (1937) di Julien Duvivier, La grande illusione(1937) e La bestia umana (1939) di Jean Renoir, Il porto delle nebbie (1938) e Alba tragica (1939) di Marcel Carné. Piccola curiosità: fu anche l’anno in cui venne presentato Biancaneve e i sette nani di Walt Disney, mica noccioline.Nel 1946 la Mostra del Cinema rinacque e la successiva edizione del 1947 viene considerata dai più la migliore di sempre, eccezionalmente inserita nella cornice del Palazzo Ducale. Ma come se non bastasse, in quegli anni il Neorealismo italiano, come dire, spaccava. In quel periodo furono presentati film come Paisà (1946) di Roberto Rossellini, Il sole sorge ancora (1946) di Aldo Vergano, Caccia tragica (1947) di Giuseppe De Santis,Senza pietà (1948) di Alberto Lattuada e La terra trema (1948) di Luchino Visconti. Insomma come si dice qui in laguna: «Ghe sb**o»Gli anni ’40 videro l’ingresso in scena del Premio Leone di San Marco per il miglior film, vinto per la prima volta da Manon di Henri-Georges Clouzot. Hurray!L’ingresso negli anni ’50 vide il definitivo il trionfo di Federico Fellini e Michelangelo Antonioni, nonostante è bene sottolineare che alcuni film che in seguito ottennero consacrazione mondiale, al Festival di Venezia passarono quasi inosservati. Succede anche nelle migliori manifestazioni, ahimè!Nel 1968 ricominciarono i problemi: le agitazioni sociali e politiche dell’epoca ebbero forti ripercussioni anche sulla Biennale di Venezia, la quale conservava ancora uno statuto di epoca fascista, e questo non poteva che influire sulla Mostra del Cinema, da questa dipendente. Il disagio si trasformò in contestazione che condusse alla rottura con la tradizione secondo le linee di pensiero dell'epoca. Addirittura dal 1969 al 1979 la rassegna si tenne, ma non furono assegnati premi nel tentativo di ripristinare il clima di non-competitività della prima edizione. Non finisce qui, negli anni 1973 e 1978 la Mostra non ebbe proprio luogo! Uniche grandi eccezioni di quelle edizioni furono i primi Leoni d’oro alla carriera assegnati a John Ford e a Charlie Chaplin... eh beh, come si poteva lasciare che passassero inosservati? Non solo, va ricordata anche l’introduzione di nuove sezioni collaterali e la prima proiezione pubblica di un film documentario cinese (questa notizia è a diretto consumo di tutti gli studenti di cinese!).Ogni storia vuole il suo eroe: il mitico Carlo Lizzani fu l’uomo al posto giusto nel momento giusto, capace di sistemare le cose: la Mostra riprese la sua consueta regolarità e nel 1981 furono finalmente ripristinati i premi. Ed era anche ora!Vorrei segnalarvi la presenza di un altro personaggio di spicco, il quale mi sta particolarmente a cuore: Gillo Pontecorvo. Gillo, che dal 1992 al 1996 svolse l'incarico di direttore della Mostra internazionale d'arte cinematografica di Venezia, nel 1986 diede vita al Premio Solinas, dedicato ai giovani sceneggiatori. Lui ha spinto perché i giovani fossero i protagonisti del Festival e istituì anche la prima giuria dei giovani, la quale consegna il prestigioso premio Anica-Flash al miglior film opera prima.Gillo Pontecorvo fu protagonista di un aneddoto che lo renderà sicuramente caro anche a voi, miei cari cinefili in erba.Nel corso della 50ª edizione della Mostra, Pontecorvo premiò Steven Spielberg con un Leone d'Oro alla carriera, proprio in concomitanza con l'uscita del sublime Schindler's List. Accade che Steven Spielberg durante la premiazione racconto un fatto accaduto anni prima:
"Anni fa in un ristorante di Hollywood un regista americano incontrò un regista italiano e gli disse: "Sei tanto bravo, mi piacerebbe fare bei film come i tuoi". Dopo il successo del regista americano, quello italiano decise, perché disoccupato, di mettere all'asta i cimeli del cinema che possedeva, compreso il Leone d'oro vinto a Venezia per La battaglia di Algeri. Quel regista adesso è qui, Gillo Pontecorvo, e questo è il Leone d'oro che io gli comprai. Ora, Gillo, te lo restituisco. Non si può comperare il lavoro di un autore".
E Gillo sorpreso e visibilmente commosso gli rispose: «Tienilo, è in buone mani!».Voglio concludere questo breve compendio sulla Mostra del Cinema con Gillo e Steven, su come sia possibile nutrire il proprio talento con il talento di altri e su come le nuove generazioni, i nuovi giovani possano essere all’altezza dei propri predecessori.